quarantesimo_della_chiesa

La dimora di Dio

ANNIVERSARIO La chiesa San Pio X in Molfetta compie 40 anni. Una storia fatta di volti, storie, incontri.

La chiesa intitolata a San Pio X che è in Molfetta il prossimo 25 settembre compie quarant’anni.
Si festeggia ricordando una storia che si è fatta tramite i volti delle persone incontrate in tutti questi anni e osservando, non senza stupore, le pietre, il cemento, i muri e le opere sacre che fanno di quell’edificio la di­mora di Dio tra gli uomini. Senza mai dimenticare che è Dio che costruisce una casa per noi, non il contrario. È Lui che ci permette di incontrarlo, pregarlo, adorarlo, celebrare i divini misteri come Comunità da Lui convocata.

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Va detto anche che celebrare la memoria di uno spazio vuol dire ricordarne il tempo. Si sta celebrando un anniversario di questa chiesa; il pensiero va all’edificio, allo spazio sacro; è un’occasione per scrutare particolari finora non notati, in generale per osservare più attentamente; ma al contempo si ripercorre il tempo, in questo caso quarant’anni, facendo memoria di persone e storie che hanno abitato questo spazio; uomini e donne che in vario modo hanno dato la loro vita, quindi tempo per questo spazio.
Veniamo al presente. Una chiesa, come edificio sacro, deve essere bella! Si parla tanto delle chiese moderne, delle chiese contemporanee e si dice a volte che sono brutte. E si guarda alle chiese del passato, veri monumenti di arte e fede, volendo insinuare paradossalmente che Dio abbia terminato da un bel pò di tempo il suo compito di ispirare la mente e la creatività degli artisti e dei costruttori lasciando libero arbitrio a chiunque di poter realizzare qualunque opera che si autodefinisca “sacra”.

La verità è che quando si costruisce una chiesa, prima si prega, si studia, si pensa. Nel passato era così, nel presente molto poco. Si dimentica che costruire una chiesa vuol far abitare Dio nel suo tempio. La cosa è seria perché è sacra.
Un’altra considerazione. Tutti presi dallo slogan di Papa Francesco della chiesa in uscita, vogliono fisicamente andare per le strade, per i quartieri del territorio parrocchiale ed evangelizzare testimoniando la propria fede. Cosa buona e giusta. Ma non dobbiamo dimenticare che il popolo di Dio deve entrare in chiesa, in un luogo degno di questo nome; respirare il sacro contemplando e ammirando l’arte e l’architettura, perché attraverso di esse possa vivere una continua esperienza di fede con il suo Dio.
La chiesa deve tornare ad essere dimora di Dio tra gli uomini. Oggi, ancora oggi, il nostro Dio ci convoca per farci dono della sua presenza, per dispensare le sue grazie, per renderci comunità orante e adorante e fortificare il nostro essere chiesa. Ha chiamato gli apostoli perché stessero con lui.

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Abbiamo il dovere e insieme la voglia di stare in chiesa, di abitare il luogo sacro, di fermarci in preghiera da soli e insieme. Il Signore ha bisogno di parlarci e noi abbiamo necessità di ascoltarlo.
Un ultimo pensiero. La chiesa di San Pio X, intesa come edificio sacro, senza essere di parte, considerando tutti gli sforzi fatti in quest’anni fin dalla progettazione e prima realizzazione, si presenta degna di questo nome. Tanta gente vi entra, tanta gente sosta in preghiera, tanta gente celebra l’Eucarestia.

Ai sacerdoti anzitutto, e ai laici dopo, il compito di far entrare le persone in chiesa; di permettere loro di incontrarsi con Dio di Gesù Cristo, nel silenzio del loro cuore, nel raccoglimento interiore, nell’appuntamento con la loro coscienza. Che ciascuno possa fare nella chiesa di San Pio X l’esperienza del Tabor.
Che chiunque possa ascoltare la chiamata di Dio a realizzare in pienezza il suo progetto di vita, a dare serenità nella sua esistenza. È il mio augurio a questa nostra comunità.

Vincenzo Di Palo, parroco

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